In Italia non se ne parla affatto, nel resto del mondo eccome se ne parlano.
Shrinkflation: ovvero, ridurre le dimensioni o la quantità di un prodotto invece di aumentarne il prezzo.
Così la bottiglia del tuo succo preferito, invece che essere da 1 litro, diventa da 0,75, mantiene lo stesso prezzo e tu forse non te ne accorgi.
Surreale ma sta succedendo a macchia di leopardo in tante categorie merceologiche: confezioni di biscotti che ne contengono meno, cibi per animali che scendono di peso, rotoli di carta igienica meno larghi o meno lunghi.
Del resto, molte aziende devono far quadrare i conti (pensa agli aumenti delle materie prime ma anche di luce e gas) e per evitare di impattare sul consumatore, il ridimensionamento del prodotto è una delle possibili strade percorribili.
I consumatori tendono ad essere sensibili al prezzo ma potrebbero non notare cambiamenti minimi nel confezionamento o leggere le scritte in piccolo sulle dimensioni o sul peso di un prodotto.
Un esempio su tutti: Gatorade. Sugli scaffali Usa sono arrivate bottigliette da 0,82lt quando prima erano da 0,94. L’equivalente di un aumento di prezzo del 14%, applicato però alla quantità di prodotto.
La cosa preoccupante è che se le aziende stanno investendo in questa direzione (fare un packaging diverso non è così banale e costa), vuol dire che il futuro che ci aspetta non sarà proprio roseo (ma va?).
Grande la raccolta su Reddit di immagini di packaging che stanno cambiando (link nel primo commento, dai uno sguardo anche a che cosa scrivono gli utenti!)