Mario Draghi volle l’euro. Le rivelazioni di Giulio Tremonti sul Secolo D’Italia.

Io leggo sempre con un certo interesse le uscite di Giulio Tremonti, uno che dice quel che pensa.
Uno che sa far bene di conto ma che ha una visione piuttosto “eccentrica” se non distorta delle cose del mondo.
Sul Secolo d’Italia dichiara in modo ardito che non fu Prodi a volere l’euro ma furono i tedeschi perché avevano paura della forza produttiva italiana qualora ci fosse stata una ulteriore svalutazione della lira.
No, non fu Prodi.
Un giornale un po’ più serio, il Sole24Ore seguito a ruota da Milano Finanza pubblicò un articolo sui 10 uomini che vollero l’euro. 4 Italiani, tre francesi, un lussemburghese, un belga/francese e un tedesco. Il tedesco, l’economista e presidente della Bundesbank, tale Hans Tietmayer fu asfaltato dai suoi colleghi europei perché contrario all’ingresso della Germania nell’Euro ed ebbe l’ardire di proporre come alternativa l’euro a due velocità in modo da non massacrare quei Paesi a forte indebitamento pubblico e con valuta “debole”.
I quattro italiani che si adoperarono per l’euro sono personaggi della politica italiana che hanno avuto larga partecipazione di consenso anche tra gli elettori di ieri che oggi si indignano e piangono additando Draghi come un mostro.
I fantastici 4:
  1. Mario Draghi
  2. Carlo Azeglio Ciampi
  3. Tommaso Padoa Schioppa
  4. Romano Prodi
Quando l’allora presidente della Repubblica Francese Mitterrand ebbe a dire: “La Germania ha ancora in mano uno strumento di distruzione di massa che dobbiamo assolutamente disinnescare” riferendosi al Marco Tedesco, la claque della politica italiana fece l’applauso a scena aperta condividendo in toto la visione di Mitterrand e tacciando Hans Tietmayer il presidente della BuBa come nazionalista convinto, amico delle destre filonaziste. Ricordo ancora le vignette che giravano di lui vestito da SS coi baffetti.
Su una cosa, il caro ex Ministro dell’economia Giulio Tremonti ha ragione: oggi, per i tedeschi, l’euro è un affare colossale. E lo è in ragione del fatto che nessuno allora ha voluto ragionare meglio sulla posizione dei tedeschi.
Il perché è un affare colossale, velo spiego con parole semplici.
I Paesi Europei, esclusi Cina e USA sono i maggiori partners economici della Germania, sono cioè Paesi importatori di prodotti tedeschi. La forza produttiva tedesca si esplica anche con una bilancia commerciale fortemente esportatrice. Oggi, la Germania, è il primo Paese esportatore al mondo seguito da Cina, USA e Giappone. Avere partners commerciali “passivi” cioè che con la Germania hanno un rapporto negativo in termini di import/export con la Repubblica Federale, che sono in difficoltà economica, non giova di certo al PIL tedesco. È una cosa ovvia. La Germania ha bisogno di partners “solvibili” con soldi da investire.
Ma la Germania, per tutta una serie di motivi tra cui il retaggio della 2a Guerra Mondiale, non può sovvenzione, aiutare, finanziare Paesi esteri. Per semplificare, non può prestare denaro all’Italia anche se nel passato lo fece e con conseguenze politiche interne devastanti. La Germania ha notevoli interessi a “sovvenzionare”, aiutare, finanziare il debito pubblico dei Paesi con cui ha una bilancia commerciale attiva. No money? No Business! Chiaro no?
E quindi?
E quindi entra in gioco l’euro.
E Draghi.
Crisi finanziaria del 2008. La Germania si vede i suoi partners commerciali crollare sotto i piedi. Export in crisi.
Ecco che Draghi si inventa il salvataggio dell’euro con la famosa frase: “Whatever it takes” E compra debito pubblico dei Paesi area Euro con un artifizio giuridico per bypassare la scure della Corte Costituzionale Tedesca (acquisto di titoli in overnight e sul mercato secondario etc). Draghi comincia a “stampare” Euro a mani basse portando il tasso a zero o in zona negativa (con pesantissime conseguenze sui salari dei Paesi più in difficoltà) svalutando di fatto l’euro, favorendo il Paese industrialmente più forte e a grande vocazione esportatrice. Paradossalmente, la Germania, con la svalutazione dell’euro ci ha guadagnato in competitività rispetto ai partners europei.
Ma il gioco non è nemmeno tanto questo. È che per i tedeschi, tutto questo è quasi a costo zero. Perché se è vero che la Bundesbank è il maggiore azionista della BCE è anche vero che per finanziare l’Italia oggi, con il Recovery Fund e 271 miliardi, i soldi non li mette la Germania da sola ma tutti i Paesi area Euro. Però decide come e quando e dove!
È la Germania che se ne approfitta? Ni. È il sistema che è un cancro.
Se tu, contadino, fai entrare la volpe nel pollaio che perché predatrice ti ammazza e mangia le galline, dai la colpa alla volpe? L’istinto predatorio della volpe è quello, è la sua natura. O sei tu, contadino, che sei un cretino perché non hai valutato attentamente le conseguenze dei tuoi atti?
Lo ha detto lo stesso Hans Tietmayer: “L’euro così concepito è un abominio e finirà per essere solamente il naturale sostituto del nostro Marco Tedesco favorendo il Paese più forte. Sarà la tomba dei Paesi più deboli e non ci si potrà fare nulla“.
Se è persino la volpe ad avvertire il contadino a non aprire il pollaio al suo ingresso, allora tutte le recriminazioni di Giulio Tremonti valgono quel poco che valgono.
O si distrugge tutta la Germania oppure la strada è tracciata.
Motivo per cui in questo marasma di “leggi non scritte” Draghi rimarrà Presidente del Consiglio come garante del prestito a noi erogato.

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