Sulla vicenda Alfredo Cospito e l’ergastolo al 41 Bis

La funzione della pena nell’ordinamento italiano è quella di perseguire e prevenire la commissione di reati, punendo coloro che li commettono e garantendo la protezione della società. La pena ha anche una funzione rieducativa e risocializzante, mirando a riabilitare il reo e a farlo rientrare nella società come cittadino rispettoso della legge.

L’obiettivo fondamentale della pena è quello di realizzare una giustizia equa, che consideri sia i diritti della vittima che quelli dell’imputato. La pena deve essere proporzionata al reato commesso e alla personalità del reo, e deve rispettare i principi di umanità e di rispetto della dignità umana.

 

La premessa era doverosa per iniziare a parlare della vicenda Alfredo Cospito e di tutto il trambusto che si è fatto in questi giorni, con centri sociali, anarchici, organizzazioni e cani sciolti che hanno mostrato e dimostrato il loro disappunto sulla vicenda, con manifestazioni, proteste, scontri con la polizia e tafferugli cittadini.

Scontri tra la polizia e gli anarchici in corteo a Milano per manifestare a sostegno di Alfredo Cospito e contro il regime di 41 bis. Sono stati lanciati petardi, bottiglie e pietre e gli agenti hanno caricato i manifestanti, Milano, 11 Febbraio 2023.
ANSA/PAOLO SALMOIRAGO

Leggendo in rete sui social come Facebook, si vede un popolo piuttosto unito invocare il carcere duro per questo terrorista, al secolo Alfredo Cospito, che ha avuto la malsana idea di esser bombarolo, come cantava De Andrè.

E proprio come nella più famosa canzone, che narra le vicende di uno che ha “deciso di far da solo”, l’attentato con due ordigni esplosivi alla Caserma del corso di Allievi dei Carabinieri che fortunatamente non ha causato ne feriti, ne morti. Certo, avrebbe potuto farne, e proprio a causa di ciò il pugno duro della giustizia lo ha condannato ad una pena esemplare, nell’ottica ormai consueta, di punirne uno per educarne cento. Milioni piuttosto direi.

Certo, qualcuno dirà che Cospito non era nuovo ad alzate di matto del genere, e già in passato l’aveva fatta grossa gambizzando Roberto Adinolfi, al tempo 59 enne, amministratore dell’Ansaldo Nucleare, del gruppo Ansaldo Energia (Finmeccanica), che fu gambizzato nel Maggio 2012 per rimostranze di matrice Anarchica.

Quello che viene da chiedersi in questo post non è tanto se sia giusta o sbagliata la lotta armata in un contesto in cui da sempre ci sono gli oppressi da parte di un’economia virtuale che macina vittime con la penna e con gli indici di borsa, più di quante ne faccia il piombo fuso delle pistole, ma viene da chiedersi se l’ergastolo ostativo ed il regime del 41 Bis, sia conforme alle premesse del patto sociale con cui abbiamo aperto questo articolo.

Non è la prima volta che si parla di abrogare il 41 Bis, un regime di carcere duro che veniva principalmente adottato per tagliare i ponti completamente tra i detenuti ed il mondo esterno, evitare insomma in ogni modo che un ipotetico mafioso potesse impartire istruzioni o comandi verso galoppini esterni.

Questo obiettivo, questo scopo ha portato ad un’isolamento completo del detenuto anche laddove nel corso degli anni, dei decenni, possa esser venuta meno la banda, il sodalizio criminale, e pertanto non ci sono più ne ordini da dare, ne soprattutto nessuno per riceverli.

Vien da chiedersi ad esempio se è giusto che ci sono collaboratori di giustizia con 70 omicidi (SETTANTA) sulle spalle, che hanno attività commerciali e godono della nostra stessa libertà dopo essere arrivati a patti con lo stato, e dove invece qualche povero sfigato come Cospito, si debba fare l’ergastolo per un reato grave, ma non più grave di quello di Traini che comunque si prese 12 anni di condanna definitiva. DODICI. E con diversi feriti, oltretutto, molti più dell’unico ferito gambizzato (Adinolfi n.d.r.).

Manomozza

Il 41 Bis è oltretutto equiparato alla tortura.

Il regime del 41-bis e il carcere ostativo violano la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, per la precisione l’articolo 3 che proibisce la tortura, le punizioni e i trattamenti inumani e degradanti. È quanto si legge in due diverse sentenze della Corte europea dei diritti umani (Cedu), emesse tra il 2018 e il 2019. Sentenze che tornano d’attualità oggi nel mezzo della vicenda dell’anarchico Alfredo Cospito.

C’è poco da parlare e poco da opinare in merito ad un trattamento degradante come quello del 41 Bis, soprattutto per casi come quello di Cospito, che seppur grave di fatto ha sparato alle gambe ad uno senza uccidere nessuno.

Badate bene, qui non si legittima nessuna azione violenza, ne si giustifica alcun gesto del Cospito, viene solo da chiedersi se la pena sia effettivamente sproporzionata rispetto al reato commesso.

Come si interrogava giustamente Cesare Beccaria nel celebre “Dei delitti, delle pene”, la pena deve essere proporzionata al reato e la pena deve aver fine del reinserimento del reo in società e non “buttare via la chiave”.

Certo, chi ha mai negato che per personaggi come Messina Denaro o mafiosi che si sono macchiati di gravi reati, arrivando ad uccidere donne e bambini, io sarei il primo a invocare la vendetta, e la pena più atroce possibile attingendo da qualche manuale ed attrezzatura medievale, tuttavia, per fortuna (o purtroppo) io non conto un cazzo, i giudici, quelli invece contano e dovrebbero saper applicare correttamente le pene proporzionalmente al reato commesso.

Purtroppo per Cospito, è figlio di quell’epoca storica fatta di “leggi speciali” e “Strategia delle tensione”, quelle leggi e quegli stratagemmi messi in atto dallo stato, violando ogni libertà ed ogni diritto, per un fine più grande, che ancora oggi, in barba alla costituzione, ed in barba alla convenzione dei diritti umani, ancora una volta ci fa vergognare di essere italiani.

C’è in Italia un militante anarchico, Alfredo Cospito, al 41 bis in un carcere di massima sicurezza in Sardegna in cui le celle sono sotto il livello del mare. Ha l’ergastolo (“ostativo”, naturalmente) per aver messo due pacchi bomba all’ingresso della scuola allievi carabinieri di Fossano (Cuneo), nel 2006. Lo scoppio non provocò né morti, né feriti, ma avrebbe potuto teoricamente farne. Per questo contro Cospito, condannato per “strage”, si sono adottate le misure più dure, inutili, disumane. – Enrico Deaglio (Giornalista e scrittore)

 

In forza del regime 41 bis, gli è stato vietato di tenere in cella le foto dei genitori defunti, perché viene richiesto il riconoscimento formale della loro identità da parte del sindaco del paese d’origine. Davanti a questo, a mio parere, trova spazio la disobbedienza civile dello sciopero della fame. – Gherardo Colombo (Ex Magistrato)

 

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